RECENSIONE: Still Alice di Lisa Genova

Prima che scivolasse in uno stato tanto doloroso quanto difficile da descrivere, mia nonna L. faticava, con le parole. Le sfuggivano. Come bolle di sapone. Neanche il dialetto, instancabile alleato di una vita, le veniva in soccorso. I nomi, che da sempre storpiava un po', li aveva dimenticati. Tutti.
Quando andavo a trovarla nel suo piccolo paese, non sapeva bene chi fossi. Ma che fossi di famiglia, che tra di noi ci fosse un legame speciale, quello sì. Lo sapeva perfettamente. I suoi occhi non mentivano, in qualche modo, ricordavano.

Le esperienze personali formano. Cambiano. Ci si indurisce o si sviluppa una sensibilità diversa. In ogni caso, si diventa più ricettivi a tematiche che, probabilmente, non si sarebbero osservate con lo stesso sguardo, con la stessa intensità.

Per questo, quando ho letto la splendida intervista di Giacomo Papi, sul Venerdì di Repubblica, a Lisa Genova - autrice di Still Alice - ho capito che avrei dovuto leggere il libro.

Alice Howland è una donna brillante. Cinquant'anni, un lavoro come docente di linguistica ad Harvard, fonte costante di soddisfazioni, un marito e tre figli ormai adulti. Il quadro di un'esistenza costruita a fatica inizia a sgretolarsi quando, durante una delle tante conferenza che è solita tenere, intrattenendo il pubblico con maestria e professionalità, perde una parola. E, dal quel momento, sarà una lotta continua e costante per non perdere se stessa. O quello che ne rimane.

Sentirsi diagnosticare l'Alzheimer è come essere marchiato con una lettera scarlatta. È quello che sono adesso, una persona affetta da demenza. È il modo in cui, per un certo periodo, mi definirò io, e poi continueranno a definirmi gli altri. Ma io non sono quello che dico o quello che faccio o quello che ricordo. In realtà sono molto di più. 

La superba interpretazione di Julianne Moore, nell'omonimo film.
 
 
Lisa Genova narra il percorso di Alice con uno stile asciutto, che non indugia in facili sentimentalismi. Racconta la storia di una perdita, ma, al contempo, di un riavvicinamento: quello di Anna, Tom e Lydia, i figli di Alice.

E ci ricorda il dettaglio più importante e che più spesso tendiamo a dimenticare. È l'amore, declinato in tutte le sue forme, che può salvarci. Sempre. Anche quando, razionalmente, sembra tutto perduto.




Titolo: Still Alice
Autore: Lisa Genova
Casa Editrice: Piemme
Traduzione dall'inglese: Laura Prandino
Pagine: 289
Prezzo: 16,90 euro


 


14 commenti:

  1. Ne avevo sentito parlare, ma ammetto che la tematica mi spaventa un po'. La possibilità di trovarmi di fronte o a libro melenso, pieno di facili sentimentalismi, oppure a un mattone di difficile digestione per eccessiva crudezza, mi ha sempre frenato. Le tua recensione me l'ha fatto, almeno in parte, rivalutare. Vedremo...

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    1. Ecco, "Still Alice" sta, esattamente, nel mezzo. Rifugge in modo totale il sentimentalismo. Non idealizza e non edulcora la malattia. Al tempo stesso, non pecca di eccessiva crudezza. Il percorso di Alice e della sua famiglia è descritto in modo asciutto e veritiero. Nell'intervista che cito nell'articolo, l'autrice spiegava che l'ispirazione per il personaggio di Alice è stata sua nonna, Angie, che soffriva della stessa malattia. E questo si vede. Traspare, nelle pagine, la visione di qualcuno che è stata accanto ad una persona malata. È un libro bello e pieno di speranza, che consiglio davvero a tutti :)

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  2. L'ho letto qualche anno fa ... munita di una buona scorta di fazzoletti ovviamente. E' stato l'unico libro che abbia letto di sera, dopo i compiti, alla luce scarsa della lampada della mia camera. Decisamente un romanzo che non si dimentica.

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    1. Ciao, grazie per il commento ^^
      Si, è un libro che non si scorda. Me l'ero perso quando è uscito, e ne sono venuta a conoscenza grazie al film e, sopratutto, all'intervista che cito nell'articolo.
      Anche il film è molto toccante. L'interpretazione di Julianne Moore è incredibile, spero possa vincere l'Oscar! Tu l'hai visto?

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    2. In quegli stessi giorni davano "La teoria del tutto": credo che abbiano tagliato fuori Still Alice perché affrontavano tematiche simili. Pazienza! Comunque conosco il talento di Moore e ti credo sulla parola.

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    3. Nonostante i premi e le critiche positive, "La teoria del tutto" non mi ispirava. Dal trailer, mi sembrava molto... cuori e zucchero filato...non so, magari è solo un'impressione sbagliata. Tornando a "Still Alice", se ti capita, recuperalo in dvd: merita :)

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  3. Quella farfallina nella foto io la conosco =)...si vede che un argomento che ti ha toccato da vicino!

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    1. Eh chissà di chi è :P
      Si, è un argomento che mi tocca molto e sono contenta che, attraverso un libro è un film come questo se ne parli...

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  4. E' uno dei commenti più belli mi sia capitato di leggere. Essenziale... e toccante.
    Sono sincera, tendo ad evitare romanzi con tematiche che mi spaventano come nel caso di questa malattia. Sono sicura Still Alice sia meraviglioso, ma so che ne uscirei a pezzi.

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    1. Grazie di cuore Pamela <3
      Come dico spesso, ogni libro ha il suo momento. Questi forse più di altri...

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  5. Ciao Francesca!
    Bellissimo articolo. Grazie davvero per avermelo linkato, credo proprio che altrimenti me lo sarei perso.
    Mi sono aggiunta ai lettori fissi, così posso stalkerarti come si deve! ;)

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  6. Ho visto il film e mi è piaciuto molto...tutt' altro che melenso!
    Una volta conclusa la visione, ne ho discusso per più di un' ora con le persone con cui ero andata al cinema :)
    Riporto due riflessioni nate da quella discussione :
    1) La storia tratta di un caso di Alzheimer ad esordio precoce (50 anni). Come sarebbe stato descrivere un caso di Alzheimer ad esordio nell' età avanzata? (condizione molto più frequente e che quasi ognuno di noi ha sperimentato nella propria famiglia)
    2) Il film è centrato sull' evoluzione della malattia della protagonista e le vicende dei familiari non vengono approfondite, ma servono da sfondo alla vicenda. Questa tipologia narrativa (da "caso clinico") mi ha convinta, anche se su questo punto non tutti erano dello stesso parere. Forse nel libro le vicende dei familiari sono maggiormente approfondite rispetto al film!

    A.

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    1. Nell'intervista che cito nell'articolo, l'autrice spiegava come il romanzo fosse nato da un'esperienza realmente vissuta e rielaborata letterariamente. La nonna della scrittrice soffriva di Alzheimer. Volendo scrivere su questa malattia, ha ritenuto più interessante raccontare una storia che avesse come protagonista una donna cinquantenne, attiva e intelligente, che avesse fatto dello studio del linguaggio la sua professione.

      Il film, come sempre, non restituisce a pieno la bellezza del romanzo. Tutti i componenti della famiglia sono relegati a semplici apparizioni. Nel testo, invece, il rapporto che si instaura con le due figlie (e la conseguente evoluzione) è ben caratterizzato e sviluppato.

      Sono riflessioni interessanti :)
      Effettivamente, vedere solo il film riduce la possibilità di comprensione della storia e del messaggio racchiuso tra le pagine del romanzo.

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