Aurora
e Giovanni. Così diversi eppure accomunati dalla volontà di allontanamento
rispetto alle famiglie di origine. Dal fascistissimo e dall’avvocato comunista,
ma non troppo. Si sarebbero trovati, questi due ragazzi, oggi? O la loro storia
sarebbe potuta accadere solo negli anni Settanta?
Il modo in cui la Storia li urta e li attraversa li fa appartenere inevitabilmente a quel decennio, che si chiude con la caduta del Muro, ma la claustrofobia e il bisogno di amore (nonché l’incapacità di comunicarlo) di cui sono portatori possono parlare anche dell’oggi.
Il modo in cui la Storia li urta e li attraversa li fa appartenere inevitabilmente a quel decennio, che si chiude con la caduta del Muro, ma la claustrofobia e il bisogno di amore (nonché l’incapacità di comunicarlo) di cui sono portatori possono parlare anche dell’oggi.
La
nascita della figlia Mara segna un punto di svolta nella vita dei protagonisti.
All’inizio li divide, ma, con il procedere della narrazione, sembra diventare
il collante del rapporto tra Aurora e Giovanni.
Li divide già dal nome, Mara Cagol per lui e ragazza di Bube per lei, e subito è lui a volerla, a immaginare che sia femmina, mentre lei fatica a trovare l’istinto materno. Poi le cose si ribaltano, ed è lei a tirarla su mentre lui si perde dietro troppi sogni, e troppo confusi, ma è di nuovo con il padre che Mara, crescendo, costruisce un rapporto a distanza.
Li divide già dal nome, Mara Cagol per lui e ragazza di Bube per lei, e subito è lui a volerla, a immaginare che sia femmina, mentre lei fatica a trovare l’istinto materno. Poi le cose si ribaltano, ed è lei a tirarla su mentre lui si perde dietro troppi sogni, e troppo confusi, ma è di nuovo con il padre che Mara, crescendo, costruisce un rapporto a distanza.
Il
romanzo si apre nel 1977. Lei è nata un anno dopo. Quanto c’è di suo negli
occhi di Mara, la picciridda del romanzo?
Facciamo tutti, nella nostra infanzia, quel gesto apparentemente passivo e molto inquietante che suggerisce Vittorio De Sica: “I bambini ci guardano”. E poi, da grandi, tiriamo le somme (e le ritiriamo, di continuo, mai una volta per tutte).
Facciamo tutti, nella nostra infanzia, quel gesto apparentemente passivo e molto inquietante che suggerisce Vittorio De Sica: “I bambini ci guardano”. E poi, da grandi, tiriamo le somme (e le ritiriamo, di continuo, mai una volta per tutte).
Gli anni al contrario sta avendo un buon riscontro e la
sensazione è che, forse, la storia di questi due giovani non sia poi così
distante dalla nostra. Malinconia del passato o affinità con il presente?
Affinità
credo di no. Spero in una nostalgia che sveli qualche vuoto nel presente e se
ne faccia, almeno in parte, riparatrice.
Ritornerà
alla narrativa per ragazzi o continuerà su una strada diversa, intrapresa con
questo suo primo romanzo?
Scriverò per entrambi, come ho sempre fatto. Il prossimo romanzo per ragazzi dovrebbe uscire prima dell’estate e sto raccogliendo le idee per il nuovo destinato ai cosiddetti grandi; per "Gli anni al contrario" ho impiegato quasi un decennio di scrittura, spero di metterci un po’ meno.
Scriverò per entrambi, come ho sempre fatto. Il prossimo romanzo per ragazzi dovrebbe uscire prima dell’estate e sto raccogliendo le idee per il nuovo destinato ai cosiddetti grandi; per "Gli anni al contrario" ho impiegato quasi un decennio di scrittura, spero di metterci un po’ meno.
Giovanni e il cielo di Stromboli.
Illustrazione originale di Francesco Chiacchio
Intervista di Francesca Marson
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